La satira ai tempi dell'Unità d'Italia

Volantino: La Satira ai tempi dell'Unità d'ItaliaGiovedi 24 novembre 2011 ore 17 Auditorium M.A. Martini

Presentazione della pubblicazione in volume e DVD della raccolta della mostra omonima realizzata l'anno precedente.
Intervengono Maria Tedesco dell'Associazione A.R.C.O, Fausto Merlotti Presidente del Consiglio Comunale, conclude il Prof. Cosimo Ceccuti Presidente della Fondazione Spadolini.

Sabato 27 Novembre - 18 Dicembre 2010: Biblioteca Comunale di Scandicci

Accanto al presidente del consiglio comunale di Scandicci, il prof. Cosimo Ceccuti, supervisore della mostra La satira ai tempi dell'Unità d'Italia, durante una sua lezione su Il ruolo della Toscana nell'Unità d'ItaliaPerché una mostra sulla satira e sulle caricature del periodo risorgimentale? Perché la "matita" racconta quello che i libri non dicono, anzi, per dirla con Matarelli, dice più di quanto possa dire la penna. La satira interpreta ed integra l'immaginario collettivo, parla la lingua che la gente usa per strada, rende visibile la naturale diffidenza popolare verso i potenti, alterna il serio al faceto, sa "[trarre] dallo sdegno il mesto riso", come diceva Giusti, il maestro della satira risorgimentale.
In realtà la satira italiana, fino alla metà del XIX secolo non aveva una vera e propria tradizione. Essa trovò la vera ispirazione nel generoso slancio risorgimentale che con le Costituzioni del '48, allargava la libertà di stampa, faceva rinascere le speranze patriottiche e consentiva un giornalismo senza veli.
Il giornalismo satirico "nacque carbonaro", ma non fu giornalismo minore, non solo per la forza delle idee di fondo, ma anche perché coinvolse grandi firme e grandi matite e si diffuse anche grazie all'uso della litografia.
Dopo il 1848 nacquero moltissime testate che nel nome e nel programma promettevano di pungere, svelare, mettere a nudo con caparbietà e acutezza i difetti dei potenti, le trappole dei governi, senza risparmiare nessuno.
Il primo giornale satirico nacque a Napoli nel 1848: "L'Arlecchino", visse poco più di un anno.
Tra gli altri che nacquero numerosi in tutta la penisola, ricordiamo: Il Pasquino e il Fischietto di Torino; Spirito Folletto di Milano; il Cannocchiale di Bologna; Don Pirlone, La Frusta a Roma.

Coro Altro Canto - Mostra Satira La satira fiorentina tra il 1859 (l'anno della rivoluzione in carrozza) e il 1865 (l'anno di Firenze Capitale) che più strettamente è l'oggetto della mostra, fu molto loquace e pungente, ma mai irriverente o volgare. Prese di mira molti personaggi di spicco nella politica nazionale e locale, ma puntò il dito anche contro personaggi minori o intere categorie.
"Il Lampione", d'indirizzo democratico, nacque a Firenze il 1 luglio del 1848 nelle tipografie di Le Monnier ed uscì fino al 1865 con una interruzione tra l'aprile del '49 e il maggio del '60. Quando riprese la pubblicazione della seconda serie, non volle interrompere il numero progressivo della testata ed apparve con il famoso fondo di Lorenzini "Ripigliando il filo del nostro discorso interrotto dalle voci ... della reazione ... rammenteremo ai nostri lettori che noi non abbiamo un nuovo programma da strombattare ... Ora come allora, il nostro programma è l'Italia, l'Italia libera, una e indipendente. ... L'Italia fu già una pantofola, e qualche volta una ciabatta. Facciamo da capo un bello stivale, e tutto di un pezzo ...".
Tra i disegnatori ricordiamo Tricca, Signorini (dopo il '66) e Matarelli che si firmava Mata e che è ampiamente rappresentato in questa mostra.
Le tavole di Matarelli non solo rivelano una chiara mano artistica, ma sono spesso ampie, ricche di personaggi e raccontano intere pagine di storia. Si racconta che Garibaldi, prima dell'impresa del '66, dopo averle viste, chiese l'intera serie e Matarelli gliela consegnò alla stazione di Firenze da dove partiva l'eroe. In effetti Garibaldi è molto presente nei disegni di Mata: è l'eroe per antonomasia, amato e santificato dall'opinione pubblica, stimato all'estero, uomo d'azione infaticabile, spesso incompreso, ostacolato e umiliato da alcuni governanti italiani.

Visita: Mostra Satira Mazzini che compare poco nelle sue tavole, appare un disturbatore, così come era vissuto nella sua epoca, ma è anche il seminatore d'idee per il momento trascurate e temute, ma che dovranno fertilizzare il terreno arato da Garibaldi.
Ampio spazio viene dedicato a Ricasoli, il "Barone di ferro", dalla figura filiforme, ma sempre elegante, che rimanda spesso alla sua naturale propensione alla meditazione; il "Barone della Trappola" che rifiutò con decisione l'idea di autonomia, soprattutto quando capì che con gli asburgo-lorena non potevano esserci compromessi e abbracciò la causa della Nazione a cui volle dedicare quella testata giornalistica che ancora oggi noi leggiamo e che nacque per sua volontà in una sola notte ; successore di Cavour alla presidenza del Consiglio, che voleva aprire la strada di Roma Capitale, attraverso la diplomazia, ma il suo "capitolato" per accontentare tutti fece fiasco e lo costrinse alle dimissioni.
Ma il personaggio con il quale Matarelli sembra maggiormente divertirsi è il Papa, Pio IX: il suo potere temporale è ormai puntellato a fatica da potenze straniere e briganti, ha paura di tutti i colpi pronti a colpirlo, mentre lui, in abiti di pagliacci ride gaudente con un fiasco di vino tra le mani. Eppure deve imparare a camminare da solo, quando la Convenzione di settembre gli toglierà la tata francese.
Nella città degli Stenterelli, nacque poi "L'arlecchino" (12 agosto 1859), liberale nell'ispirazione, libero e indipendente nel programma, schietto e immediato nel tratto e nella battuta.
Tra le sue pagine largo spazio viene dedicato a Canapone, l'ultimo granduca toscano, a cui dedica la caricatura de "La vita del babbo", qui raccolta in un apposito fascicolo: dalla nascita all'ultima fuga, la sua corona instabile offerta dall'Austria e garantita dal servilismo dei suoi uomini di fiducia (si riconoscono spesso Corsini e Baldasseroni), le sue fughe, i suoi travestimenti, i suoi studi di botanica. Piccolo ed esageratamente grasso, appare come un uomo ostinato, ma decadente, che vuole evitare a sé e alla sua famiglia ogni problema.
E poi ci sono Cavour che vuole piemontizzare l'Italia portandosi via il cupolone di Firenze, o i codini, classe parassitaria e quasi priva di pensiero, che si lasciano travolgere dalla calamita dei poteri reazionari.
E infine, ma non ultima, "La chiacchiera" che fa bella mostra di sé nel nostro volantino e con esso dà il benvenuto a tutti i visitatori, intenta a friggere con bonaria simpatia i suoi contemporanei. "Una chiacchiera schietta e paesana, senza ombra di pettegolezzo e di malanimo". Le sue caricature, d'immediata e facile lettura, non portano la firma di artisti come Matarelli o Redenti, ma sono accompagnate da battute efficaci ed originali che a volte colgono nel segno più dell'immagine. Ecco il vecchio Canapone, che da "pensionato", neanche per "gioco" vuole ricordare il "maledettissimo '59". E poi la maga che fa nascere miracolosamente dalla Toscana l'unità nazionale, nel cui scrigno custodisce i nomi di alcuni illustri toscani insieme a quelli dei padri della Patria. Non mancano i codini fiorentini che vanno a cercare un riconoscimento all'Esposizione nazionale del 1861.
E infine Cavour, nel suo impegno a cavourizzare il parlamento.
Questa mostra presenta più di quaranta pezzi, ma il materiale raccolto è molto più numeroso. Abbiamo dovuto operare dei tagli, spesso dolorosi, ma necessari per amore di sintesi e problemi di spazio. Ma nulla è perduto! Tutte le immagine non presenti nella mostra vera e propria, sono state raccolte in un CD che fa parte integrante di tutto il percorso.

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